CANTARE IL PANE
Spettacolo musicale ispirato a Pane nostro di Predrag Matvejević
Il lavoro è ispirato a “Pane Nostro” di Predrag Matvejević. Prendendo spunto dalla ricchissima documentazione che il testo offre, nonché dai dolorosi ricordi personali dell’autore, il gruppo di musicisti propone una sorta di rapsodia sull’argomento. Il testo viene infatti smontato e ricostruito seguendo una logica che è narrativa, ma anche e soprattutto musicale. Antichi canti di lavoro, frammenti di musiche greche, poesia classica e moderna, musica contemporanea si intrecciano a sequenze originali tratte dal testo e a liberi adattamenti di esso.
Con la partecipazione straordinaria di Peppe Servillo, voce recitante
Silvia Schiavoni voce
Gianni Trovalusci flauti
Giancarlo Schiaffini trombone
Gianluca Ruggeri percussioni
“Che bella idea quella di cantare il pane! Così mi disse Matvejevic’quando gli proposi uno spettacolo musicale sul suo testo, allora prossimo all’uscita in traduzione italiana. Già. E’ una bella idea. Più leggevo il testo, però, più mi rendevo conto che potevo provare a “cantare il pane” perché avevo la pancia piena, sufficientemente piena. La considerazione nasce spontaneamente, credevo. Poi mi sono accorta che essa viene indotta, quasi costretta, dalla tecnica con cui è costruito questo “saggio d’amore”, così io lo chiamo. E’ la tecnica del montaggio. Anima del montaggio è il taglio, l’ellissi. Nell’ellissi giace il non detto, come il pezzetto di lievito, come il seme. Molte infatti sono le cose che non si possono dire. Quelle che oggi vengono definite con termine ridondante e querulo “motivazioni” vengono dette dall’autore “pretesti”. Questi vengono portati in primo piano nell’ultimo capitolo, il settimo. In quel capitolo, si riflette molto sulla pancia piena e quella vuota. Si ha modo anche di riflettere sul vuoto del dolore. Tra le tante immagini di cui esso è intessuto alcune mi hanno particolarmente colpito: un vecchio dagli occhi chiari e dalla voce pacata che dice l’autore, “guardava lontano, nel vuoto, come di traverso”; una donna morta, folle di dolore, su una panchina; un filone di pane sotto un cuscino; un manoscritto nella tasca di un cappotto macchiato di sangue; le dita irrigidite dal freddo di un prigioniero che suona il piano la notte di Natale; il pianto di gratitudine di un altro prigioniero. Questi sono i pretesti, questo è quanto giace negli spazi di silenzio tra un frammento e l’altro del montaggio dei sei capitoli precedenti. Il testo per la musica ripropone la medesima tecnica, smontando e rimontando ancora una volta, scrivendo anche cose nuove, riproponendo in un’altra forma i temi le idee le immagini dell’originale, mantenendone l’andamento rapsodico e il costante andare e venire.”
(Silvia Schiavoni)
Peppe Servillo, voce e cofondatore degli Avion Travel, teatrante e attore impegnato, è un artista completo. Eclettico e versatile, comico e drammatico, è uno dei volti più interessanti della cultura italiana. musicista autodidatta dotato di originale talento, riesce a sfondare grazie all’incontro fortunato con alcuni brillanti strumentisti della zona, con i quali forma la Piccola Orchestra Avion Travel (poi chiamata più semplicemente Avion Travel). Autore di testi musicali, attore di teatro, cinema e televisione. Protagonista del film Into Paradiso, lavora in teatro anche col fratello Toni (Sconcerto).
Silvia Schiavoni, cantante e autrice. Dopo gli studi di canto classico e di letteratura moderna costruisce la propria cifra espressiva tra recitazione e canto. Si è esibita in rassegne e manifestazioni di musica contemporanea e jazz in tutto il mondo. Interprete prediletta di Giancarlo Schiaffini, è altresì attiva nelle produzioni per voce e elettronica di molti compositori. I suoi recitals sono dedicati a poeti moderni (Kavafis, Ungaretti, Cummings, poesia futurista) e a compositori contemporanei (tra cui Cage, Berio, Nono, Scelsi). Ha al suo attivo diverse registrazioni discografiche e radiofoniche.
Gianni Trovalusci, diplomato in flauto, ha approfondito il repertorio contemporaneo con Artaud a Parigi e lo studio della musica antica presso la Schola Cantorum di Basilea, con Christensen e Peter. La sua ricerca musicale lo ha portato a incontrare diversi linguaggi musicali e forme artistiche, come il teatro, la danza, la poesia e si evidenzia attraverso l’ampia gamma di strumenti utilizzati: dai flauti storici, agli strumenti d’invenzione e il live electronics. Attivo dagli anni settanta ha partecipato a prestigiosi festival e rassegne internazionali.
Giancarlo Schiaffini, compositore-trombonista-tubista, ha studiato a Darmstadt con Stockhausen, Ligeti e Globokar e musica elettronica con Evangelisti. Ha collaborato con Cage, Armitage, Nono e Scelsi. Ha svolto attività presso la Scala, S. Cecilia, Biennale di Venezia, IRCAM e Festival d’Automne, Aspekte, Donaueschingen, Moers, Gulbenkian, Alte Oper Frankfurt, Filarmonica di Berlino, FIMAV (Canada), UNEAC (Cuba), Maggio Musicale Fiorentino, Lincoln Center e Hunter College (New York) e molti altri. Ha inciso più di 120 dischi e CD.
Gianluca Ruggeri, diplomato in direzione di coro e percussioni, è compositore e docente di percussioni al Conservatorio di Santa Cecilia di Roma. Ha fatto parte delle più importanti orchestre d’opera e sinfoniche, come la Sinfonica della RAI di Roma o dell’Accademia di Santa Cecilia. Nel 1987 fonda il gruppo di percussionisti di Ars Ludi e nel 2002 il Rumble Quintet con Alunni, Bollani, Caggiano e Gatto. Si è esibito con innumerevoli artisti e partecipato a festival e manifestazioni di prestigio internazionale in tutto il mondo. Ha all’attivo una ventina di incisioni.
Pane nostro di Predrag Matvejević il frutto di vent’anni di lavoro e di un ricordo d’infanzia. Quando era bambino, suo padre lo mandava di nascosto a portare un po’ di pane a tre prigionieri tedeschi che pativano la fame: a ricambiare un gesto analogo, quando il padre, ai lavori forzati in Germania, era stato rifocillato da un pastore protestante. E’ un grande racconto, ricco di sapienza e di poesia. Abbraccia l’intera storia dell’umanità: dal giorno lontano in cui i nostri antenati si stupirono per la simmetria dei chicchi sulla spiga, fino a oggi, quando miliardi di essere umani ancora soffrono la fame e sognano il pane, mentre altri ne sprecano in abbondanza. Sulle rive del Mediterraneo, dalla Mesopotamia alle tavole del mondo intero, il pane è stato il sigillo della nostra alimentazione occidentale. Ha accompagnato, anche nella forma della galletta o della focaccia, i viaggiatori, i pellegrini, i marinai… Si è ritrovato al centro di dispute sanguinose e infinite: le guerre per procacciarsi il cibo, le lunghe controversie sul pane – lievitato anziché azzimo – da usare per la comunione. Perché il pane è anche simbolo, al centro del rito. E lo si ritrova, nelle sue mille verità, in molte opere d’arte, dall’Antico Egitto alla pop art. Raccontando il pane, la sua storia, i suoi miti, Matvejevic ci parla di Dio e degli uomini, della storia e della geografia, della fame e della ricchezza, della guerra e della pace, della violenza e dell’amore. Quella che ci regala Matvejevic è una sapienza modellata dai secoli, a volte temprata nel dolore, ma sempre piena di speranza.