L’immagine di te sempre nel cuore

L’IMMAGINE DI TE SEMPRE NEL CUORE

MUSICHE  E POESIE DI LIGURIA

Nella tradizione letteraria del Novecento italiano la poesia ligure brilla di una sua luce tersa e fredda.

Essa è la voce di una terra straordinariamente bella. E’ piccola la Liguria, è una “lingua di terra” di montagne, di montagne e di mare. La Liguria è spinta verso il mare dai monti.

La sua gente non poteva che andare per mare. E l’ha fatto, certo, lo sappiamo tutti, e tutti sappiamo come l’abbia fatto bene. Ma c’è, nel cuore dei liguri, ansia rabbia e nostalgia di terra. Perché quello che oggi è uno dei paesaggi più ammirati in Europa e nel mondo, era, in origine, una terra poverissima, una terra disgraziata, dove vivere non era facile. Disperatamente priva di pianure dove coltivare estensivamente, questa piccolissima parte della piccola Italia è stata, nel corso dei secoli, pazientemente modellata dal lavoro dell’uomo, in ogni punto praticabile, lungo i declivi dei suoi monti. Ed ecco le “coltivazioni a terrazze”, frammenti di una pianura sognata, strappati alla natura. La terra è poca, e in un minuscolo fazzoletto di terra bisogna far entrare tutto il possibile. Andate a vedere, cos’è un orto in Liguria. In un metro quadrato trovi i pomodori le patate i fagioli l’insalata le zucchine e gli alberi da frutto.

E anche i fiori di dalia e la rosa e la lavanda. La terra è sfruttata al centimetro. Ed è forse per questo che l’occhio del poeta di Liguria è sopraffino, e la sua attenzione è concentrata sul particolare, sul minuscolo universo in cui egli sa che un mondo intero e perfetto vive e splende. Sì, splende, perché la luce di Liguria è unica in Italia. Terra ventosa e marina, si illumina e si offusca di continuo. Il rapido muoversi delle nuvole in cielo ti fa vedere, e torniamo all’occhio poetico, una stessa cosa, poniamo un vaso di basilico, o un albero di limoni, in prospettive diverse e nuove nell’arco di poche ore. E quello stesso vaso, quel medesimo albero, diventano, per usare un’

espressione di Eliot, il “correlativo oggettivo” di quel che il poeta vuole esprimere.

Per questo gli alberi di limoni di Montale sono, veramente sono, il sole, e non un simbolo del sole. Perché l’ansia di terra crea una poesia di materia, di cose, di oggetti da dire, da definire, da incastrare pazientemente nel ritmo, spesso diseguale, del verso, che è accidentato come un sentiero di campagna. L’

ansia di terra non è, in Liguria, un elemento di costrizione o di oppressione dell’anima e del sentimento, tutt’altro: essa convive col senso degli spazi infiniti e lontani, oltre l’orizzonte. Questo è il destino di un popolo di marinai contadini, un popolo unico in Italia, legato alla terra ma proiettato verso il mondo, senza atteggiamenti retorici, animato da una spontaneità disarmante e da una sognante concretezza di intenti. In questo spirito proponiamo al pubblico argentino il concerto di questa sera:  molti liguri hanno trovato qui appagata la propria ansia di terra e nello stesso tempo hanno ritrovato qui il proprio senso degli spazi infiniti.  In questo concerto le voci della poesia ligure del Novecento, messe in musica da Giancarlo Schiaffini, anch’egli ligure, vengono accostate a quelle, più note e più “facili”, della cosiddetta “scuola dei cantautori genovesi”: Montale, Caproni, Sbarbaro, Barile, Vivaldi insieme a Gino Paoli, Fabrizio De André e  Luigi Tenco.

L’IMMAGINE DI TE SEMPRE NEL CUORE

Musiche e poesie di Liguria

Voce: Silvia Schiavoni

Trombone: Giancarlo Schiaffini

Chitarra: Antonio Iasevoli

Programma:

Giorgio Caproni: Donna che apre riviere

Gino Paoli: Sapore di sale

Cesare Vivaldi: Mattino a Oneglia

Fabrizio De André: A Cimma

Eugenio Montale: La casa dei doganieri

Luigi Tenco: Lontano lontano

Gino Paoli: Sassi

Camillo Sbarbaro: Scarsa lingua di terra che orla il mare

Giorgio Caproni: A Rosario

Angelo Barile: Neve

Cesare Vivaldi: Cose chiare

Gino Paoli: Il cielo in una stanza

Cappello-Margutti: Ma se ghe penso