Phantabrass

PHANTABRASS

recensioni del concerto
al Festival “Ai confini tra Sardegna e Jazz 2005”
Sant’Anna Arresi, 01 settembre 2005

allaboutjazz.com
Phanta Brass, piccola orchestra di ottoni mirabilmente impegnata nell’esecuzione dei sempre mirabili arrangiamenti di Giancarlo Schiaffini. Con una perizia estrema, da indovinare al di sotto di trame apparentemente semplici e lineari, Schiaffini ha tradotto sapientemente nel suo raffinato e carezzevole velluto jazzismi e barocchismi, piccole gemme di scintillante scrittura che interrogano pero’ sulla coerenza di una simile proposta con un programma tanto preciso.
Emiliano Neri

Il Manifesto
La stessa sera il Festival ha offerto un piatto squisito, uno dei migliori per l’acume dell’ideazione e della realizzazione. Phanta Brass di Giancarlo Schiaffini: nove ottoni più contrabbasso e batteria. Tre trombe (Alberto Mandarini, Luca Calabrese, Flavio Davanzo), tre tromboni (compreso quello del leader, che ha suonato pochissimo, gli altri erano di Sebi Tramontana e di Lauro Rossi), un euphonium (Giampiero Malfatto), un corno (Martin Mayes), una tuba (Beppe Caruso). I due «ritmici» erano Giovanni Maier e U. T. Gandhi. Progetto dedicato a Lester Bowie. Schiaffini è esponente del free e interprete e compositore di musica «colta» radicale. Senza rinunciare a un grammo di tutto ciò, si è dimostrato arrangiatore e motivatore sopraffino in una performance che era anche una vera opera sulla storia del jazz (e, un po’, della musica rinascimentale) come modo per interpretare il mondo d’oggi. Scott Joplin, J. J. Johnson, Schiaffini con una lunga interpolazione di Vincenzo Galilei, padre di Galileo. Poi, S. James Infirmary e un bis con Giovanni Gabrieli. Ironia e passione, gustosi articolati episodi d’insieme in cui il piacere della cantabilità si è sposato benissimo con le polifonie «informali», assoli scattanti di virtuosi in gran forma. Tutto scorreva.
Mario Gamba

PHANTABRASS IL DISCO


«Live In Sant’Anna Arresi»:
su

Luca Calabrese, Flavio Davanzo, Alberto Mandarini (tr., flic.), Giancarlo Schiaffini (trne, arr., dir.),
Lauro Rossi, Sebi Tramontana (trne), Martin Mayes (corno), Giampiero Malfatto (bombard.),
Beppe Caruso (tuba), Giovanni Maier (cb.), U.T. Gandhi (batt.).
Sant’AnnaArresi, XX «Ai confini tra Sardegna e jazz», 01-09-2005. SPLASC(H) 881, distr. lrd.

Questa prima uscita pubblica di Phantabrass funziona a meraviglia e non va considerata solo un omaggio a Lester Bowie, anche se il nome del gruppo e l’organico, pressoché analogo a quello della Brass Fantasy fatta salva l’aggiunta di un bombardino e di un contrabbasso, lascerebbero intendere il contrario. La musica del maestro di Chicago è solo un pretesto grazie al quale Schiaffini – che si limita in prevalenza a svolgere funzioni direttoriali – ha modo di sfoderare e raggruppare, come lui stesso annota in copertina, alcune delle sue molteplici passioni, che vanno qui da Scott Joplin (The Crush Collision March) all’Archie Shepp del periodo Impulse (You Are What This Day Is All About), da J.J. Johnson (Lament) a Giovanni Gabrieli e altro ancora, passando per tre sue composizioni di gusto quanto mai eclettico, tra cui la ben nota As A Bird, già incisa anni fa in quintetto per la Pentaflowers.
Il gruppo, una vera allstars degli ottoni italiani (e sostenuto dalla ritmica dei vecchi Electric Five di Rava), offre una prestazione di brillantezza assoluta, nella quale è difficile nonché inutile indicare questo o quel solista: tutti bravi, bravissimi, tanto da augurarsi che PhantaBrass possa trovare una sua stabilità concertistica e, perché no, discografica.
Per chi non ha avuto modo di vedere la band in azione al festival di SantAnna Arresi, quindi, si tratta di una testimonianza da conservare e gustare con soddisfazione. Aspettando il bis.

PHANTABRASS SPERIMENTA ARCHIE SHEPP E RINASCIMENTO

Era stato uno dei concerti più originali del 2005; ora potrebbe entrare nella rosa dei migliori dischi pubblicati nel 2007. Il 65enne trombonista romano Giancarlo Schiaffini, veterano della sperimentazione jazz oltre che icona di quella accademica, aveva riunito un gruppo di nove ottoni (più basso e batteria) per suonare vicino a Cagliari, in una delle rassegna estive di jazz meno conosciute ma anche più stimolanti dell’intero panorama europeo. Live in Sant’Anna Arresi cattura lo spirito del festival e la personalità di Schiaffini, insieme sapiente e scanzonata: basta ascoltare le metamorfosi del glorioso St. James Infirmary (ma ci sono anche brani di Scott Joplin Archie Shepp, J. J. Johnson; e nel bis si riprende in modo spettacolare il Rinascimento del veneziano Giovanni Gabrieli). Eccellente il mix con tre trombe, tre tromboni, corno e due tube; peccato solo non siano indicati i nomi dei solisti.

Claudio Sessa, Corriere della Sera 28/05/07